busalla 2013

Danilo Dolci: un intellettuale in mezzo alle gente

Posted in articoli by dis'ordinato on lunedì, febbraio 2, 09

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“Mancanza di invenzione del proprio futuro significa fatalismo, frammentazione, meno slancio…ciò significa minore sviluppo della personalità..

“Impegnarsi con la gente a produrre fatti nuovi…che diano a ciascuno esperienza”

“Chi tende a conservare le situazioni come sono cerca di mettere fuori gioco chi vuole promuovere il cambiamento”

“Chi ha effettiva esperienza rivoluzionaria per cambiare una situazione deve fare appello ad un livello morale oltre che materiale…Il nuovo rivoluzionario non farà leva su rancore e odio contro le persone avversarie, semmai sul giusto sdegno contro metodi e situazioni inaccettabili…Non farà leva su astuzie o menzogne per distruggere l’avversario ma su quanto meglio possa esprimere l’interesse di tutti…”

“L’assunzione di responsabilità di un popolo si matura attraverso assunzioni di responsabilità individuali e di gruppo…”

“Saper ogni volta inventare le più efficaci forme di pressione non violenta: attente ad elevare il livello dei conflitti da parte di chi li muove…Saper promuovere zona per zona, con metodi che variano secondo il grado di maturità acquisita dalle popolazioni, una pianificazione democratica, organica, col massimo di partecipazione creativa da parte di ciascuno, individuo o gruppo…”

“Stabilire gli obiettivi propri, globali e intermedi, inventare quelle strategie che possano impostare i conflitti e la loro soluzione…”

Questi alcuni dei pensieri elaborati da Danilo Dolci nel libro “Inventare il futuro” pubblicato per Laterza nel 1968, pensieri con i quali bisogna confrontarsi giorno dopo giorno anche in realtà come quella busallese.

Danilo Dolci è stato un grande intellettuale che, attraverso la rivoluzione non violenta, è riuscito a costruire nuovi immaginari e nuovi sogni delle comunità locali. è stato un sociologo, poeta e attivista della nonviolenza.Dopo aver effettuato gli studi a Milano, negli anni del fascismo sviluppò presto una decisa avversione alla dittatura. Arrestato a Genova nel 1943 dai nazifascisti, riuscì a fuggire. Nel 1950 decise di abbandonare gli studi universitari e di aderire all’esperienza di Nomadelfia – comunità animata da don Zeno Saltini – a Fossoli (frazione di Carpi); dal 1952 si trasferì nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promosse lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti ed il lavoro: siffatto impegno sociale gli valse il soprannome di “Il Gandhi di Partinico“. Subì diverse persecuzioni e processi.

Una Risposta

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  1. Alex said, on martedì, settembre 8, 09 at 3:28 PM

    su danilo segnalo

    Danilo Dolci. Fare presto (e bene) perché si muore
    http://www.inventareilfuturo.com/


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